Abbazia di San Vincenzo al Volturno

Rocchetta a Volturno, IS, Italia - View on map
Description

Se sei alla ricerca dei veri tesoari della Regione Molise, ti suggeriamo di visitare l’Abbazia di San Vincenzo al Volturno, una storica abbazia benedettina posta nel territorio dei comuni di Castel San Vincenzo e di Rocchetta a Volturno, in Provincia di Isernia, nell’Alta Valle del Volturno.

Questa struttura possiede un fascino particolare, non solo per la sua architettura, ma anche per il fatto che la sua storia ci viene fornita da un antico codice miniato redatto nel 1130 da un monaco di nome Giovanni: il Chronicon Vulturnense, codice che a sua volta aveva utilizzato fonti interne del monastero datate VIII-XI secolo.

La storia
Prima della sua costruzione, sull’area in cui nacque l’abbazia, vi era un insediamento di epoca tardo-romana. In seguito, tra il V e il VI secolo, furono realizzate la chiesa e l’area funeraria. Nel Chronicon Vulturnense, si racconta che il cenobio nacque a cura di tre nobili di Benevento: PaldoTato e Taso, che, nel 731, investirono tutto il loro patrimonio per la sua realizzazione.

Illuminati e decisi a dedicarsi alla vita ascetica, i tre nobili, raggiunta l’abbazia benedettina di Farfa in Sabina, furono spronati dall’abate Tommaso di Moriana a fondare un’abbazia presso il fiume Volturno, dove vi era un oratorio diroccato dedicato a san Vincenzo. La fondazione dell’oratorio è attribuita a Costantino I il Grande.

Con l’arrivo dei Franchi dal nord, l’abbazia si trovò in una zona di confine tra Franchi e Longobardi. Il 27 marzo 787 il re dei Franchi concesse all’Abbazia privilegi fiscali e giurisdizionali, tali da farla annoverare tra le maggiori abbazie europee.

Grazie al lavoro agli abati Giosuè, Talarico ed Epifanio, nel IX secolo, la struttura si ingrandì, raggiungendo le dimensioni di una piccola città, con 350 confratelli e diversi possedimenti terrieri.

Nel corso del tempo l’Abbazia subì diverse sorti: il terremoto dell’848 la danneggiò notevolmente e dodici anni più tardi fu ricattata da Sawdān, emiro di Bari, a cui si dovette versare un grande tributo per non subire un saccheggio. Nell’881 alcuni Saraceni, al soldo del duca Atanasio di Napoli, depredarono e bruciarono il cenobio.

Nel 1115 papa Pasquale II consacrò la nuova chiesa abbaziale. Nel 1349 un ennesimo sisma distrusse San Vincenzo al Volturno e avviò l’espansione politica di Montecassino. Rimasta abitata da un sempre minore numero di confratelli, dal XV secolo, le gestione dell’abbazia venne pian piano affidata e gestita, a livello sia spirituale che economico, da amministrazioni esterne.

L’affidamento a Cassino
Nel 1669, infatti, tutti i possedimenti dell’abbazia volturnense passarono nelle mani dei monaci di Cassino, che li amministrarono in tutto e per tutto, decretando la fine della sua autonomia. Durante la seconda guerra mondiale, alcuni dei ruderi dell’Abbazia e della chiesa adiacente furono bombardati e subirono pesanti danni.

L’abbazia oggi
Grazie alla dedizione e alla cura del monaco di Montecassino, Angelo Pantoni, che per anni si è occupato della conservazione della struttura e della costituzione di un nuovo monastero, dal 1989, San Vincenzo al Volturno ospita di nuovo una comunità religiosa: le benedettine giunte dal cenobio del Connecticut Regina Laudis.

Sito web: www.sanvincenzoalvolturno.it

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