Scoprire il Molise

Storia del Molise

Come nacque il Molise? Quali sono le sue Origini?

E’ vero che in questa terra sono stati ritrovati reperti risalenti ad oltre 700 mila anni fa, tanto che oggi viene considerata dagli studiosi come una delle comunità più antiche d’Europa? Una piccola guida sulla Storia del Molise.

L’antico Sannio.

La regione, considerata la casa ancestrale dei Sanniti (cui la tradizione scritta vuole dicesi dai Sabelli) aveva i suoi confini collocati sui territori della Campania nordorientale (Sannio Caudino e Irpino), dell’alta Puglia, dell’intero Molise (Sannio Pentro, incluso il territorio frentano), del basso Abruzzo (Sannio Carecino) e dell’alta Lucania, venendo così a costituire la Lega o Confederazione sannitica correlata, in origine, agli Osci, popolazione indoeuropea del gruppo osco-umbro.

I territori dei Sanniti

In epoca storica i Sanniti risultano distribuiti su di un vasto territorio delimitato a nord dai monti della Maiella, nell’alto Abruzzo, al confine con gli Umbri, i Piceni (a nord-est) e i Sabini (a nord-ovest); a sud ed a est dal Tavoliere delle Puglie e dalle coste adriatiche; a ovest dal Mar Tirreno, dalle terre dei Volsci, degli Aurunci, dei Sidicini e dei Latini. I Sanniti vengono dunque a costituirsi come una Lega suddivisa in quattro tribù principali:Caudini, Irpini, Pentri e Carricini, cui possono con certezza aggiungersi i Frentani. ​

Il Ver Sacrum

Secondo la tradizione i Sanniti, originari della Sabina, organizzarono le loro migrazioni nelle forme rituali del ver sacrum, “primavera sacra”. Il ver sacrum consisteva nella dedica ad una divinità, solitamente Ares/Marte di tutti gli uomini e animali nati, o nascituri, in un determinato anno. Raggiunta la maturità (20 anni), i giovani erano costretti a lasciare la comunità d’appartenenza in cerca di nuovi luoghi dove insediarsi stabilmente sotto l’insegna totemica di un animale sacro (toro, lupo, picchio, etc.).

La primavera Sacra

All’animale sacro corrispondeva il gruppo etnico emigrato o la nuova comunità che si andava costituendo; talvolta in luogo dell’animale sacro era un condottiero, dux, a guidare la migrazione. La “primavera sacra” sotituiva il più antico e barbaro rito del sacrificio umano. Il dinamismo migratorio è da imputarsi a più cause: migrazione per espulsione ecologica (carestia, popolosità), politica (vittoria in guerra) o più specificatamente militare (occupazione di un territorio, consacrazione ad Ares). Riflessi del ver sacrum compaiono anche nella documentazione numastica del I sec. a. C. in cui nei denari d’argento, oltre al nome Italia in osco (Víteliú), compare sul rovescio la figura di un guerriero stante con pilum (lancia) che appoggia il piede sinistro su una lupa abbattuta; al suo fianco l’animale totemico, il Marte italico del toro sannita, accovacciato, a simbolizzare il trionfo sui romani.

Le Guerre Sannitiche

All’epoca i Romani dominavano già su Lazio, Campania settentrionale, sulla città etrusca di Veio ed avevano stretto alleanze con diverse altre città e popolazioni minori. I Sanniti dal canto loro erano padroni di quasi tutto il resto della Campania e del Molise, e cercavano di espandersi ulteriormente lungo la costa a discapito delle colonie della Magna Grecia e verso la Lucania nell’entroterra. Essenzialmente fu il corso del fiume Liri a segnare l’ambito di conquista per le rispettive popolazioni, i Romani a nord, i Sanniti a sud. Ogni qual volta, nel corso delle cosiddette tre guerre sannitiche, strinsero un foedus (alleanza) si rifecero a questo confine. Nel 354 a.C. i Sanniti divennero amici et socii dei Romani, sancendo così il loro ingresso nella storia proprio attraverso quel patto di non belligeranza che prevedeva espansione territoriale nelle rispettive zone d’influenza: ma il confronto fu solo rimandato. Ben presto difatti, dopo soli 11 anni dalla stipula del trattato, si scontrarono in una serie di tre guerre (343-341 a.C, 326-304 a.C., 298-290 a.C.). Nel corso delle guerre sannitiche i Romani subirono la più grande umiliazione della storia di Roma: le forche caudine, nell’anno 321 a.C. Stretti nella valle di Caudio due legioni romane, (circa 20.000 uomini) sotto il comando dei consoli T. Veturius Calvinus e Sp. Postumius Albinus, furono accerchiate dall’esercito sannita comandato da Gavio Ponzio, imperator Samnitium.

Le Forche Caudine

Le condizioni di pace furono tremende, tutti i soldati, compresi i comandanti, furono costretti a denudarsi e passare sotto il giogo sanntico (foto), rimandati a Roma privi delle armi e delle insegne militari. Chi si fosse rifiutato sarebbe stato passato a fil di spada. Fu stipulata così una nuova alleanza che rimandò al trattato del 354 a.C., il che costrinse i Romani a ritirarsi dai territori sannitici e abbandonare le colonie latine fondate nel Sannio. Dopo le guerre sannitiche i Sanniti e altre popolazioni italiche combatterono la loro ultima battaglia, questa volta per ottenere i diritti derivanti dal possesso della cittadinanza romana (parità giuridica e politica con la classe dirigente romana), nella battaglia delle nazioni o bellum sociale del 91-89 a.C. Nell’87 a.C. i Sanniti Pentri, ottenuta la cittadinanza romana, furono ascritti alla tribù Voltinia. Ancora una volta, nell’82 a.C., i Sanniti si schierarono al fianco di Mario contro Silla nella guerra civile, riprendendo le armi ed esibendo tutto il loro odio verso Roma (foto). Sconfitti nei pressi di porta Collina furono massacrati e proscritti, subendo uno tra i primi genocidi della storia, come nelle parole di Silla: “..dall’esperienza aveva imparato che mai uno solo dei Romani avrebbe potuto vivere in pace finchè i Sanniti avesssero formato una comunità a sè! – Strabo 5. 4. 11”. Come tutti i genocidi della storia anche questo fallì, ma le tre guerre sannitiche sancirono la supremazia di Roma dopo un processo durato tre secoli e che portò alla creazione di colonie, prefetture e municipi romani nei principali centri abitati già esistenti nel Sannio: Saepinum-Sepino (CB); Larinum-Larino (CB); Aesernia-Isernia; Venafrum-Venafro (IS), Terventum (Trivento) e Fagifulae (nei pressi di Montagano). Alla caduta dell’Impero romano d’Occidente, il territorio molisano fu investito dalla guerra greco-gotica (535-553), e poi incluso nel ducato longobardo di Benevento (570 ca.).

Provincia Samnii (IV d.C.)

Dopo aver costituito insieme a parte del territorio abruzzese la Provincia Samnii (IV d.C.) entra sotto l’influenza del ducato longobardo di Benevento e suddiviso in sei gastaldati tra i quali Bojano. Ripopolata la piana tra Sepino, Boiano e San Giuliano dai bulgari di Alzeco (663 d.C.), il ducato di Benevento resistette alla conquista franca ed Arechi, duca di Benevento, si proclama princeps gentis Langobardorum mantenendo la propria indipendenza fino all’arrivo dei normani, nonostante le ripetute incursioni saracene del IX secolo d.C. Nella necropoli di Vicenne (Campochiaro, CB) si è individuata una facies culturale di tipo steppico-nomade confermando la presenza proto-bulgara o forse avara del Molise. Nell’Historia Langobardorum Paolo Diacono riferisce come i discendenti di questi proto-bulgari parlavano, ai suoi tempi (VIII sec.), ancora il loro idioma originario. Dopo la dominazione longobarda nell’XI secolo il territorio molisano sarà assoggettato ai Normanni che, dopo la conquista della contea longobarda di Boiano da parte di Ruggero d’Altavilla, ne daranno connotazione onomastica nella Contea di Molise del 1142.

Federico II di Svevia

L’integrità del Contado di Molise fu conservata fino al 1230, anno in cui Federico II di Svevia ditrusse Boiano sopprimendone la contea (pace di San Germano’ (23 luglio 1230) ad opera dell’imperatore Federico II di Svevia, è unita al ‘giustizierato’ della Terra di Lavoro ; i feudi in servitio che la compongono non vengono però smembrati. Con la morte dell’imperatore svevo la contea di Molise viene ripristinata e, nel 1254, concessa da Corrado IV al conte Ruggero, costretto però, qualche anno più tardi, a lasciare i suoi domini a causa di un esilio forzato comminatogli da Manfredi tra il 1256 e il 1266. In quell’anno il Molise divenne la sede di un giustizierato (Justitieratus Molisii), cioè di un distretto di giustizia imperiale, dove l’autorità del re si sovrapponeva a quella dei feudatari. La Contea di Molise venne di fatto unita alla Contea di Loritello (attuale Rotello) formando un’unica entità amministrativa e territoriale poi aggregata, dapprima alla Terra di Lavoro e poi, dal 1538, alla Capitanata durante la dominazione spagnola. Il Molise perse così l’identità originaria.

Molise Provincia autonoma

L’aggregazione alla Capitanata del Molise cessa nel 1806 dopo che la legge 132 “Sulla divisione ed amministrazione delle province del Regno” varata a Napoli da Re Giuseppe Bonaparte, ridisegnò i confini del Regno del Napoli sul modello francese. Si abolirono i giustizierati e il Contado di Molise venne separato dalla Capitanata consentendone una prima delimitazione dei confini. Il Molise divenne così per la prima volta una provincia autonoma che assunse il nome di Provincia di Molise con Campobasso capoluogo e suddivisa in tre distretti: Campobasso, Isernia e Larino (aggegrato definitivamente al Molise nel 1811).

Il Molise Oggi

Unito all’Abruzzo fino all’anno 1963, l’Assemblea Costituente della Repubblica Italiana, sancisce la formazione di due distinte regioni. Nel 1963, difatti, grazie a una disposizione transitoria,la provincia di Campobasso venne distaccata dagli Abruzzi. molise-oggiDistaccata dagli Abruzzi (al contempo rinominata Abruzzo), il Molise è elevato al titolo di regione con Campobasso capoluogo. Il 3 marzo 1970 una parte del suo territorio venne scorporato e istituito come Provincia di Isernia. Il Molise costituisce oggi la ventesima e più giovane regione d’Italia. È l’unico caso della storia dell’Italia repubblicana di formazione di una regione per distacco da un’altra.

Persone autentiche. Fantastiche avventure...